Sigaro in bocca, occhi chiari scintillanti dietro gli occhiali, abbigliamento casual e mai banale, capello bianco e sempre ordinato, consapevolezza dei propri mezzi, atteggiamento circospetto, un amore viscerale per il mare e per la vela. E soprattutto quella capacità innata di capire il calcio, di prevederlo, di conoscerlo a fondo, di sfruttare il carattere ruvido e deciso per iniettare le sue idee nella mente dei suoi giocatori. Il gruppo prima del singolo e la contemporanea esaltazione del singolo grazie al gruppo. Perché tutte le sue squadre hanno annoverato grandissimi campioni ed eccezionali solisti, ma ogni vittoria è arrivata grazie ad un lavoro corale, condiviso e metodico. “Il più bel prodotto di Viareggio, dopo Stefania Sandrelli”. L’indimenticato Gianni Agnelli era un maestro nel definire in poche parole un suo adepto. E Marcello Lippi, che oggi nel giorno di Pasqua festeggia 72 anni, era uno dei pupilli dell’Avvocato.
” Vincere è sempre importante ed è raramente frutto del caso. Puoi essere fortunato una volta, due, ma le vittorie sono sempre il risultato di un lavoro, di un gruppo formato al quale si contribuisce come allenatore [Marcello Lippi]”
La Juve, la Champions, il mondo e il 5 maggio
Allargando l’orizzonte, si puó tranquillamente dire che Lippi si sia ritagliato un posto eterno e speciale nel cuore di tutto il popolo bianconero. Il tecnico toscano ha sempre incarnato alla perfezione la mentalità del club più titolato d’Italia. “Essere nella Juventus significa non accontentarsi mai. Vinto lo scudetto? Bene, c’è la Champions. Vinta la Champions? Bene, c’è l’Intercontinentale. Vinta l’Intercontinentale? Bene, c’è da rivincere lo scudetto. C’è sempre poco tempo per festeggiare alla Juventus”, spiegó in un’intervista a Tuttosport. Campione d’Italia al primo tentativo nel 1995, il magico 1996 con la Champions League e l’Intercontinentale, la Supercoppa europea, le altre tre finali di coppa raggiunte (e perse contro Real Madrid, Borussia Dortmund e Milan), l’incredibile epilogo del 5 maggio 2002, con il sorpasso all’ultimo chilometro sulla sua ex Inter, che in fondo non era mai stata “sua”. 13 titoli in totale alla guida della Juventus in otto stagioni, meno del solo Trapattoni nella storia della società piemontese. Dna vincente.
Gli allenatori più vincenti della Juventus
Allenatore | Titoli vinti in bianconero |
Giovanni Trapattoni | 14 |
Marcello Lippi | 13 |
Massimiliano Allegri | 11 |
Antonio Conte | 5 |
Carlo Carcano | 4 |
Condottiero dell’Italia al mitologico Mondiale di Germania
Dopo la Juve, l’Italia. La magica Nazionale del 2006. “È stato il nostro condottiero, la guida perfetta per un gruppo di fuoriclasse che aveva fame”. Fabio Cannavaro, il suo capitano, lo ha certificato più volte. L’Italia meravigliosa di Germania non sarebbe mai esistita senza Marcello Lippi. Un lavoro straordinario, nell’assemblare una squadra dal talento smisurato e nell’equilibrarla con sagacia e lucidità. Un percorso spedito, programmato, ragionato. Il recupero di Totti dopo il grave infortunio, la gestione di Del Piero, la fiducia in gregari come Grosso, Materazzi, Perrotta e Gattuso, l’esaltazione di Pirlo e Zambrotta. Un viareggino tosto che ha regalato al Belpaese l’ultima grande gioia internazionale. E pazienza se il bis in azzurro si è tramutato in un disastro nel 2010: la storia scritta quattro anni prima rimarrà per sempre. Il cielo resterà azzurro sopra Berlino.
” Marcello Lippi è un uomo straordinario. Basta guardarlo negli occhi per dirsi che si sta avendo a che fare con qualcuno che è padrone di se stesso e del suo ambito professionale. Quegli occhi sono a volte ardenti per serietà, a volte scintillanti, a volte ti analizzano con circospezione e sempre sono vivi di intelligenza. Nessuno potrebbe fare l’errore di prenderlo alla leggera [Sir Alex Ferguson]”
Il finale in Cina, la certezza di essere nell’Olimpo della panchina
Gli ultimi anni di carriera Lippi li ha trascorsi in Cina, ambasciatore del nostro calcio in un Paese atipico e con scarsa tradizione pallonara. Ha vinto anche in Asia, Marcello: tre campionati con il Guangzhou Evergrande, una coppa cinese e una Champions League asiatica. Poi è diventato CT della Nazionale, senza ricevere le giuste soddisfazioni. E ora si gode la sua Viareggio e il suo mare blu, continuando a seguire lo sport che più ha amato e che lo ha consacrato tra i più grandi della storia. In un’intervista al telefono, di circa tre anni fa, alla domanda su cosa avrebbe cambiato nella sua carriera, ha risposto: “Niente. Ho vinto, ho perso, ho sbagliato, ho imparato, ma sono sempre stato me stesso. Mi va bene così”. Marcello Lippi, 72 anni d’orgoglio per una vera leggenda.